Spioni alla vaccinara
Pensando alle spie romane di questi giorni, al capitano di fregata e alle barbe finte russe, mi è tornato in mente un episodio che mi ha raccontato Massimo Bucchi, in una delle molte volte che son stato ospite, suo e della cara Paola, a Tor Pignattara.
E cioè che lui e Paolo Guzzanti, ogni tanto, si prendevano una licenza goliardica, evadendo dalla sede di Repubblica in Piazza indipendenza: uno pigliava un taxi sul quale saliva l’altro, a non troppa distanza e dopo una improvvisa quanto furtiva indicazione al tassinaro.
A bordo, uno cominciava a parlare un simil-russo, l’altro un americano de noantri. Una discussione concitata, che saliva di tono, fino ad assumere il carattere quasi dell’alterco, sciogliendosi dopo non molta strada, e che lasciava lo chauffeur nella convinzione d’aver assistito a chissà quale pagina di Guerra Fredda.
Una perfetta spy-story che il tassista, pur mediamente scaltro come quelli dell’Urbe, osserva, non senza preoccupazione, dallo specchietto retrovisore.
Una scenetta che Monicelli avrebbe inserito volentieri in un Amici miei romano. Io la vedrei in una bella serie tv.