Se l’Avvocato del popolo commette il reato di appropriazione indebita
Il professor Giuseppe Conte, presidente del Consiglio pro-tempore, autodefinitosi, dopo pochi giorni di incarico, L’Avvocato del popolo, ha parlato ieri all’assemblea delle Nazioni Unite.
Un discorso di meno di 10 minuti, in cui è parso voler svolgere una difesa internazionale del governo gialloverde quando ha detto che, a chi parla di sovranismo e populismo, lui ricorda sempre che «sovranità e popolo sono nel primo articolo della nostra Costituzione».
Insegna diritto privato ma dare patenti costituzionali alle ideologie sulla base dell’occorrenza semantica è davvero un’operazione bizzarra, dal punto di vista del pensiero giuridico. Sulla base di questo risibile criterio, allora, il lungo testo della nostra legge fondamentale renderebbe costituzionali molte altre idee e anche molto bislacche.
È però al minuto 3 e 93 circa del suo discorso che il premier fa un’affermazione sconcertante. Succede quando ricorda (e rivendica) il fatto che l’Italia, negli ultimi anni, abbia salvato in mare le vite di molti migranti e che le stesse istituzioni europee abbiano riconosciuto al Paese di avere, in questo modo, «salvato l’onore dall’Europa».
Ossia il capo di un governo i cui esponenti, ogni giorno, lucrano politicamente sull’immigrazione e sulla falsa percezione del fenomeno da parte di molti italiani, che lo fanno senza scrupolo e, spesso senza vergogna, rivendica, nel Palazzo di vetro, i meriti dei suoi predecessori, meriti che in patria i suoi ministri bollano come colpe ignominiose.
Delle due l’una.
O Conte legge senza capire quello che qualche umorista gli scrive, allo scopo di sfanculare – scusate - l’uditorio, oppure è anche lui della pasta di molti della sua maggioranza, quelli che fanno strame della onestà intellettuale, per darsi furbescamente ragione ogni volta e soprattutto davanti al proprio elettorato.
Last but not least, un Avvocato del popolo commette, pronunciando disinvoltamente quelle parole, almeno il reato di falso ideologico se non di appropriazione indebita o di furto. Ai danni del popolo che dice di rappresentare.