C’è un problema: Matteo Renzi.
Mentre gli ultimi improvvisati statisti gialloverdi – non i leader, ma le seconde file, i consomeristi riciclati, le excacicche regionali – dimissionano il presidente Consob, dimostrando quale idea coltivino di autorità indipendenti e quindi di democrazia;
mentre il vicepremier gallonato trestelle s’infuria col ministro lussemburghese reo d’avergli ricordato il nostro passato migratorio;
mentre per Genova accasciata il governo ha partorito un decreticchio che ha indignato anche il Colle ma il ministro Toninelli, quello del pagherete-caro-pagherete-tutto è andato a ridacchiare col plastico da Vespa;
mentre il sottosegretario Fioramonti spiega che la iena controlla-concorsi in realtà controlla solo la sua posta al ministero dove, talvolta, trova qualche missiva arrabbiata in materia;
mentre un consigliere lombardo della Lega, tal Mariani, ha detto al Pirellone, quando si parlava di Legionella, che la malattia la portano i legionari i quali notoriamente non operano in Carinzia (volendo far intendere che la malattia sta in Africa, cribbio);
mentre questo – giusto il catalogo delle ultime 48 ore – e molto altro scivola giù dai palazzi del potere, propaganda a iosa perché il contratto notorio è lettera morta; ecco il problema è Renzi.
Il senatore di Scandicci, come lo chiamano, ridacchiando, giornalisti, editorialisti, politologi, economisti, va in giro per le Feste dell’Unità residue – Ravenna, Firenze, Milano, Torino – e la gente accorre a frotte per ascoltarlo. Ed è pure d’accordo con quel che dice. Forse, chissà, perché è fra i pochi in quel partito e a sinistra ad attaccare il governo. Gli altri gonfiano il petto contro il fascismo del Capitano, mentre spesso sfoderano sufficienza, se non indulgenza, blandizie come si esce dal Pd, verso le prove dei ministri gialli.
Convinti che gli elettori grillini cadranno, prima o poi, dal pero di Casaleggio, come cachi maturi, approssimandosi l’inverno.
Ci vuole ben altro, sentenziano i sopracciò alle battute, ai toni sferzanti, all’incalzare di Renzi. Ovviamente senza dire cosa.